4 novembre 1924: AIDA INAUGURA LA STAGIONE D’OPERA – traduzione

traduzione:

THE SUN
4 Novembre 1924
New York

AIDA INAUGURA LA STAGIONE D’OPERA
Tullio Serafin ottiene un brillante successo come direttore al Metropolitan
W. J. Henderson

W. J. Henderson, Aida inaugura la stagione dell’opera, The Sun, 4 novembre 1924 – Archivio storico Tullio Serafin

La diciasettisima stagione d’opera sotto la direzione di Giulio Gatti-Casazza si é aperta ieri sera alla Metropolitan Opera House fra scene di grande soddisfazione. L’opera scelta per l’inaugurazione delle festività liriche invernali é stato un titolo eminentemente sicuro: Aida – sicuro, ovviamente, dal punto di vista della direzione. Una ventina d’anni fa era un precetto operistico che “se in dubbio, meglio suonare Il Trovatore”. Quei tempi sono stati superati nei giorni nostri di maggiore livello culturale e la splendida creazione del genio finalmente liberato di Verdi soppianta il goffo bambino nato dalla sua immatura immaginazione.

Il cast che si é presentato ieri sera davanti ad un distinto pubblico era composto dalla Signorina Elizabeth Rethberg nel ruolo della schiava egizia, dalla Signora Matzenauer nel ruolo della ferale principesa egizia, dalla Signorina Phradie Wells come invisibile cantante di “Immenso Phtha, del mondo spirito fecondator”, dal Signor Martinelli nel ruolo del debole Radames, vincitore in battaglia ma incapace con le donne; dal Signor Daniese come Amonasro, seminatore di discordia nel momento del trionfo; il Signor Mardones interpretava il potere ecclesisatico che pone la sua mano fatale sulla spalla del re; il Signor d’Angelo nel ruolo piuttosto oscuro di un menbro della famiglia del faraone, ed il Signor Paltrinieri ad annunciare la notizia dell’invasione. La Signorina Florence Rundolph ha ballato. Lo stesso ha fatto il resto del corpo di ballo.

Non richiede grande sforzo al lettore di questo giornale che non era presente ieri sera, ma che ha sentito Aida nelle passate stagioni del Metropolitan, immaginarsi la performance. E’ cosa peculiare per i cantanti d’opera che la loro arte, di regola, maturi presto e poi si fermi dov’é per il resto della loro carriera. Solo un temperamento fortemente sanguigno avrebbe potuto provare nella performance di ieri sera un’esperienza nuova che si potesse imputare ai protagonisti principali.

E’ un dovere dunque del giornalista riportare come l’unico nuovo elemento di questa rappresentazione sia stato Tullio Serafin, il nuovo direttore recentemente importato dall’Italia che ha fatto ieri sera il suo debutto a New York. Se Aida é stata in qualche modo “rivivificata” ieri sera deve essere stato senza dubbio dovuto all’incantesimo della sua bacchetta magica. Diciamolo senza alcun dubbio, non c’é stata una performance così vivace di questa grande opera da quando Toscanini é venuto ad Est e che si deve senz’altro a Serafin se la serata sia stata un godimento artistico.

Ciò che lui ha realizzato é stato un miglioramento in tutto ciò che tendeva all’eleganza esecutiva e all’uniformità d’insieme. L’orchestra era perfettamente subordinata alle voci, ma senza perdere il valore di ogni singola frase che abbia un significato nella melodia sinfonica. Abbiamo sentito una nuova e squisita delicatezza di sfumature sia nel movimento che nelle dinamiche, e la bellezza della polifonia troppo spesso perduta in un frastuono di suoni é stata completamente svelata. Deve aver stupito alcuni melomani l’attenzione riservata ad aspetti quali il rallentando dei due flauti nella danza delle sacerdotesse.

Grazie alla scelta del direttore di abbassare la scala dinamica e al suo ammirevole senso delle proporzioni non c’é stato bisogno di gracchianti “fortissimi”. Un pieno “forte” é servito allo scopo ed é suonato molto meglio. I cantanti non hanno dovuto forzare le loro voci ed il coro non ha dovuto urlare. Oltre a quanto già detto, all’evidente conoscenza dello spartito ed al perfetto controllo di tutte le sue forze, a Serafin non é stato richiesto di eseguire un preludio e rivelazioni di Edward Shippen Barnes. Non ci sono problemi psicologici o sottigliezze metafisiche in Aida. E’ l’opera italiana al suo massimo ed il nuovo direttore sapeva esattamente come trattarla.

I protagonisti hanno cantato bene, insolitamente bene. La Signorina Rethberg merita il primo posto in questo paragrafo per i sui immensi passi avanti nel mondo della bellezza musicale e dell’espressività drammatica dimostrtati nella sua Aida. La scorsa stagione in questo ruolo era stata piacevole; ieri sera é stata commovente. Il Radames del Signor Martinelli ha acquisito un nuovo lustro e la splendida voce della Signora Matzenauer una nuova lussuosa profondità e colore. Il Signor Mardones era in buone condizioni vocali ed il suo Ramfis é stato corretto. Il Signor Danise é un Amonasro competente, ma non possente. L’allestimento dell’opera é stato brillante sia per le scene che per i costumi. Nel complesso, l’apertura di stagione é stata incoraggiante.