24 novembre 1928: prima americana de “La campana sommersa” di Respighi
Il testamento musicale in uno spartito
Tullio Serafin oltreoceano con “La campana sommersa” : annotazioni, parole e curiosità conservate in uno spartito.
Che il M. Serafin fosse un abile “allenatore” musicale lo si può confermare anche, e soprattutto, dalla cura che dedicava ai suoi spartiti. Un amore inscindibile che passava dal rigo dei cantanti alla parte d’orchestra e viceversa, una lettura non solo delle note ma anche di tutto ciò che lo spartito, grazie all’opera del compositore narrava: annotazioni, colori musicali, abbellimenti, e cosi via.
Tullio Serafin ha anche avuto la fortuna che queste annotazioni venissero spesso integrate, durante l’allestimento dell’opera, dal contributo del compositore stesso, considerato che il Maestro diresse molte prime assolute durante la sua prestigiosa carriera .
Una fra tante “La campana sommersa” di Ottorino Respighi, nato a Bologna nel 1879 e morto a Roma nel 1936. Il compositore fa parte di quel gruppo di musicisti che, attraverso le loro composizioni, hanno rinnovato il panorama musicale Italiano.
Ildebrando Pizzetti, Alfredo Casella, Franco Alfano, Gian Francesco Malipiero facevano parte della “generazione degli Ottanta”, compositori che ebbero tutti anche stretto rapporto musicale con Serafin, confermato a volte dalla corrispondenza presente nell’Archivio storico. Una specie di “fiducia” che il M. Serafin riponeva in questi giovani compositori nella sua lunga carriera, facendo debuttare sotto la sua bacchetta, prime assolute mondiali, prime assolute negli Usa e cosi via. Un vero “mecenate” della nuova generazione di musicisti, probabilmente sfidante nei confronti della diffidenza di parte del pubblico, più legato agli altri grandi nomi presenti sulle scene internazionali: Verdi, Puccini, Strauss e cosi via.
Ritornando a “La campana sommersa” e partendo subito dallo spartito canto-piano custodito presso l’Archivio storico Tullio Serafin, troviamo nella prima pagina [Immagine n. 1] il titolo scritto in entrambe le lingue tedesco e Italiano, come del resto il libretto al suo interno, posto sul rigo dei cantanti in duplice lingua. Lo spartito è pubblicato da Bote & Back di Berlino, dopo che Ricordi, editore di Respighi, rifiutò di pubblicare l’opera non essendo d’accordo con il soggetto. Ecco il motivo per cui la prima venne data in Germania in lingua tedesca il 18 novembre 1927 allo Stadttheater di Amburgo, anno anche del copyright dello stesso spartito custodito nel nostro archivio ed appartenuto al M. Serafin. Rappresentanti, invece, per gli Stati Uniti d’America sono G. Ricordi & Co. New York. Il libretto in Italiano è stato scritto in modo mirabile dal romano Claudio Guastalla (Roma 1880 – Roma 1948) e basato sulla commedia “Die versunkene glocke” di Gerhart Hauptmann.
Lo spartito appartenuto a Serafin, come già messo in evidenza all’inizio di questo articolo, risulta essere molto curioso e ricco di enigmi da risolvere, che sicuramente potranno essere “svelati” grazie all’attento e scrupoloso studio da parte di esperti nel settore. Di certo lo spartito in archivio è quello usato dal M. Serafin a New York in quanto, a lato dell’elenco dei personaggi in inizio spartito, egli scrive i nomi di alcuni interpreti presenti al Metropolitan nel 1928.
In questo articolo mi soffermerò solamente su qualche curioso particolare che ci possa aiutare maggiormente a capire la sensibilità artistica di Tullio Serafin. La prima cosa che posso confermare è che Serafin usava, per studiare l’opera con i cantanti, lo spartito edito dalla casa editrice tedesca nel 1927.
Da una prima analisi, possiamo osservare due particolarità molto curiose: l’una in prima pagina dove si legge “musicato da T.S.” ovvero Tullio Serafin e l’altra proprio nel testo del libretto, sotto il pentagramma riferito ai personaggi, tagliato/evidenziato in rosso da Tullio Serafin [Immagine n. 2].
Sappiamo che Tullio Serafin diresse l’opera a New York in lingua Italiana ed è per questo che il direttore taglia, ma con rispetto, il testo in lingua tedesca o forse più che tagliare, lo evidenzia in rosso, quasi per dire ‘non lo cancello perché fa parte della prima edizione, ma uso il testo originale del libretto Italiano’. Una forma di rispetto anche sulla carta, in questo caso sullo spartito, che si confermerà poi durante la vera e propria esecuzione in musica nella sala del teatro.
“La campana sommersa” è un poema idealistico, tra i più grandi successi del teatro drammatico tedesco, una favola tragica che porta alla contrapposizione di due mondi: quello fiabesco e naturalistico (spiriti della foresta, fauni, ecc.) e quello degli uomini, inseriti nella realtà drammatica della religione. Una partitura quella de “La campana sommersa” di grande ricchezza sinfonica e timbrica, messa in luce per la prima volta negli Stati Uniti da Serafin il 24 novembre 1928 al Metropolitan Opera: “Attraverso l’ispirata interpretazione del Mo. Serafin, ‘Campana Sommersa’ ha beneficiato di tutte le sfumature che erano nelle intenzioni dell’autore, dando vibrante risalto al complesso melodico” è ciò che scrive il Corriere d’America, quotidiano dedicato agli immigrati Italiani oltreoceano, l’indomani della prima newyorkese ossia il 25 novembre 1928 [Immagine n. 3].
Ma è anche quanto si può intuire di primo impatto continuando a sfogliare le pagine dello spartito appartenuto a Serafin, da cui si comprende facilmente che egli era in stretto contatto con Respighi, essendoci segnati tagli delimitati dalla parola “autore” che sta a significare, secondo la mia personale intuizione, voluti dall’autore. Altri tagli (piccoli) sono segnati nello spartito e quasi certamente decisi dal maestro, in quanto non portano la dicitura “autore”.
Oltre ai tagli, troviamo nello spartito molte parole chiave che confermano ancora una volta l’amore che il direttore riserva ad ogni nota, ad ogni battuta, ad ogni pausa, ad ogni frase del testo del libretto; parole scritte da Serafin e che quasi certamente usava nei confronti degli artisti durante le prove, per aiutarli nell’essere personaggi credibili e attenti esecutori dell’opera, probabilmente anche su consiglio del compositore: “piano – senza coprire la terza [nota] – più mosso – brillante – poco più sentito – triste – con grande amore – piangente – spaventato” e così via, sono questi alcuni dei tanti aggettivi usati dal direttore e scritti quasi in ogni pagina. Quello che più mi affascina di Serafin, sfogliando questo spartito, è come nelle prime pagine, soprattutto ad inizio di ogni atto, egli trascriva alcuni versi del libretto indicando la pagina dove vengono poi messi in musica. Ad esempio a pagina 3 inizio primo atto scrive: “Attenti, or che le nubi svelano la luna, pag. 55” infatti, è un verso che poi troviamo scritto dal compositore sotto le note musicali del personaggio, in questo caso Schulmeister – il maestro, proprio a pagina 55. Una riflessione mi porta a sostenere che per Serafin il pathos giusto, l’interpretazione corretta, dovevano partire dalle note introduttive dell’atto e trovare il culmine di esecuzione proprio nella pagina ove il verso sta scritto in corrispondenza della note musicali. Più facile da fare che da dire. Molte altre sono le annotazioni simili scritte all’inizio di una scena ma che trovano sviluppo ed esecuzione diverse battute se non in pagine dopo. Ecco quindi l’importanza di sapere fin dall’inizio ciò che avviene dopo; una scuola non solo per i direttori attuali ma anche per i cantanti attuali riassumibile dicendo che: in una sinfonia iniziale o introduzione, può esserci scritto lo sviluppo dell’azione successiva, lo stato d’animo del personaggio, importante è avere fin da subito l’emozione giusta utile all’interpretazione.
Ci sono molte altre brevi frasi scritte sullo spartito e sicuramente alcune di esse sono state suggerite dallo stesso Respighi a Serafin, per arricchirne l’esecuzione. Tutto questo lo diremo in seguito, dopo gli studi che svolgeremo sullo parte con l’Archivio storico Tullio Serafin. Sappiamo di sicuro che Respighi era presente alle prove di “La campana sommersa” (una foto dell’archivio Ricordi lo testimonia [Immagine n. 4]) e anche alla prima del 24 novembre 1928, dove il compositore va alla ribalta più volte sul palcoscenico del Met con gli artisti e con il maestro Serafin: “A Serafin deve essere bastato il plauso di Ottorino Respighi che invocato alla ribalta più volte assieme agli artisti ed al maestro ha voluto confermare personalmente all’illustre direttore d’orchestra del Metropolitan di quanta stima lo onori e quanto gli sia grato delle cure che tanto han contribuito a questo nuovo trionfo di ‘Campana Sommersa’”[Il Corriere d’America 25 novembre 1928, Immagine n.3]
“Cure che tanto han contribuito a questo nuovo trionfo” recita l’articolo dando così valida motivazione a tutti i dettagli, annotazioni, segni apposti da Serafin nello spartito che, con questo, vuole evidenziare le caratteristiche e curare nei minimi particolari il libretto e la musica, giustificando anche quel “musicato da T.S” posto in prima pagina. Ulteriore conferma ci vien data da un’altra recensione statunitense del primo dicembre 1928 sul “The Sunken bell”: “Tutti nel cast sembravano allenati con determinazione ed intelligenza ed il signor Serafin ha fatto un buon lavoro”. Ancora un altro verbo “allenare” che unito al precedente “curare” delinea con precisione il lavoro meticoloso del maestro, che nello sparito inoltre, ‘suddivide’ battuta per battuta le note [Immagine n. 2], ulteriore testamento utile a farci capire che il direttore studiava attentamente la parte con gli artisti, molto spesso anche nel suo appartamento presso l’hotel Ausonia di New York, dato che era solito invitare a casa sua o nel proprio camerino i cantanti, per preparare al meglio la parte [alcuni artisti ancora in vita lo testimoniano], cosa che ai giorni nostri si trova di rado o forse quasi non si usa, ed è un peccato!
Quanto ci sarebbe ancora da dire sfogliando lo spartito e quanto utile sarà trasmettere questo testamento musicale scritto da Serafin sugli spartiti anche a giovani direttori d’orchestra del nostro tempo. In attesa degli ulteriori studi, partiamo con un primo obiettivo lanciando un appello affinché sempre di più i direttori del giorno d’oggi, oltre al lavoro che svolgono in teatro con i cantanti, possano integrarlo con un lavoro meticoloso, magari presso le proprie dimore, al fine che la produzione diventi più ‘vissuta’ da parte de cantanti stessi e susciti maggiore emozione al pubblico, senza scordarsi dell’orchestra, fondamentale base d’appoggio di tutta la costruzione. Tra direttore, voce, orchestra, regia e a volte anche balletto, l’unico filo conduttore deve essere la musica, che se eseguita attraverso un lavoro sinergico di squadra, trasmette maggiori emozioni.
L’opera a New York viene replicata il 30 novembre, il 13 e 31 dicembre dello stesso anno, il 9 gennaio 1929, il 29 ottobre 1929 all’American Academy of Music di Philadelphia, ed il 16 novembre ed il 20 dicembre 1929 sempre al Metropolitan di New York.
Tullio Serafin diresse altre opere di Respighi, ma mai più “La campana sommersa”. Gli altri componimenti di Respighi diretti da Serafin sono:
• 16 marzo 1932 “Maria Egiziaca” alla Carnegie Hall di New York
• 6 febbraio 1936 “La fiamma” Prima assoluta al teatro dell’Opera di Roma
• 24 marzo 1937 “Lucrezia” prima esecuzione romana al teatro dell’Opera
• 24 marzo 1937 “Maria Egiziaca” Teatro dell’Opera di Roma
• 24 marzo 1937 “Gli Uccelli” Teatro dell’Opera di Roma
• 13 agosto 1937 “Lucrezia” Prima esecuzione negli Stati Uniti al teatro Colón di Buenos Aries
• 13 agosto 1937 “Maria Egiziaca” Teatro Colón di Buenos Aries
• 13 agosto 1937 “Gli uccelli” Prima esecuzione Americana, teatro Colón di Buenos Aries
• 19 febbraio e 8 aprile 1938 “Gli uccelli” teatro dell’Opera di Roma
• 5 luglio 1938 “Antiche danze e arie” Prima esecuzione Americana al teatro Colón di Buenos Aries
• 5 luglio 1938 “Gli uccelli” Teatro Colón di Buenos Aries
• 7 febbraio 1939 “Antiche danze e arie” teatro dell’Opera di Roma
di Andrea Castello
Dagli archivi del MetOpera
Met Performance
United States Premiere
In the presence of the composer
La Campana Sommersa Matinee ed. Metropolitan Opera House: 11/24/1928.
(United States Premiere)
Metropolitan Opera House
November 24, 1928 Matinee
United States Premiere
In the presence of the composer
LA CAMPANA SOMMERSA
Respighi-Guastalla
Rautèndelein…………Elisabeth Rethberg
Enrico………………Giovanni Martinelli
Witch……………….Julia Claussen
Nickelmann…………..Giuseppe De Luca
Magda……………….Nannette Guilford
Pastor………………Ezio Pinza
Schoolmaster…………Louis D’Angelo
Barber………………Giordano Paltrinieri
Faun………………..Alfio Tedesco
Neighbor…………….Philine Falco
Elf…………………Aida Doninelli
Elf…………………Ellen Dalossy
Elf…………………Merle Alcock
Conductor……………Tullio Serafin
Director…………….Wilhelm von Wymetal
Designer…………….Joseph Urban
[Alternate title: The Sunken Bell.]
La Campana Sommersa received five performances this season.