Una celebrazione che continua

3 Febbraio 2019

 

Oggi ricorrono i 51 anni dalla morte del celebre direttore d’orchestra Maestro Tullio Serafin, e un anno dall’inizio delle Celebrazioni ufficiali istituite dall’Archivio storico che porta il suo nome e che proseguiranno nel tempo, nello spirito che le ha fatte nascere, per continuare a dare risalto alla figura del Maestro.

In questa particolare giornata dedicata al ricordo di Tullio Serafin, vogliamo porgere il nostro più sentito ringraziamento a tutti i Teatri e le Istituzioni nazionali e internazionali che hanno aderito alle Celebrazioni ufficiali, istituite dalla famiglia del Maestro – i pronipoti Jacopo e Federica Conte – con l’Archivio storico costituito nella sua memoria, unica associazione a conservarne documenti e testimonianze.

Ringraziamo quindi Teatro alla Scala di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Accademia di Santa Cecilia di Roma, Fondazione Arena di Verona, Metropolitan Opera di New York, Teatro Liryc di Chicago, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Regio di Parma, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Regio di Torino, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Olimpico di Vicenza, Comune di Maiolati Spontini (Ancona), Fondazione Renata Tebaldi, Festival Puccini di Torre del Lago, Conservatorio Verdi di Milano, Teatro Sociale di Rovigo, Rai5, Rai Radio3 e 7Gold, le varie testate giornalistiche che hanno dato il loro contributo divulgativo, tutte realtà che, in diverse forme, ma sempre con grande sensibilità, hanno ricordato il Maestro Tullio Serafin, accettando da subito l’invito rivolto loro dal presidente dell’Archivio, Andrea Castello.

La più alta onorificenza ad aver ribadito la grandezza del Maestro Serafin e riconosciuto il lavoro dell’Archivio è stata la Medaglia del Presidente della Repubblica, cui si è aggiunto il patrocinio concesso alle Celebrazioni ufficiali dalla Regione del Veneto.

A tutti loro, dunque, un doveroso grazie per l’attenzione e l’impegno profusi. E un grazie speciale alla Signora Barbara Frittoli, soprano di fama mondiale, che ha accettato l’incarico di Ambasciatrice delle Celebrazioni e del Comitato d’onore, formato da Mauro Tosti Croce Soprintendente archivistico e bibliografico del Lazio, Jacopo e Federica Conte pronipoti del Maestro, Silvia Campana critico musicale, Cecilia Gobbi Fondazione Tito e Tilde Gobbi e Maurizio Arena direttore d’orchestra e Maestro sostituto di Serafin, che nel 2018 è stato insignito del Premio Archivio storico Tullio Serafin, istituito proprio per volontà della famiglia: un premio che continuerà nel tempo e che potrà arricchirsi di altre attività, in linea con quello spirito di “scoperta” che ha sempre animato il Maestro.

A coronare l’anno celebrativo del 2018, altri due risultati di primaria importanza sono stati ottenuti dall’Archivio storico: il riconoscimento di “interesse storico particolare” da parte della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Veneto e Trentino-Alto Adige (29 ottobre 2018) e il riconoscimento di “interesse locale” della Regione del Veneto (30 gennaio 2019). Due traguardi fondamentali per l’Archivio, che confermano lo spessore riconosciuto all’opera compiuta da Tullio Serafin e confermano la rilevanza dei documenti presenti in Archivio, che, oltre ad essere un testamento morale del Maestro, rappresentano anche un testamento musicale per le nuove generazioni di musicisti. Da questi riconoscimenti inizia un grande lavoro di restauro ed organizzazione dell’Archivio, che mira ad arrivare nel giro di un anno a rendere il materiale consultabile sia su piattaforme on-line, sia fisicamente, nell’adeguata sede in via di individuazione.

Il Maestro Serafin, quindi, è stato celebrato con la risonanza che gli era dovuta, che non poteva assolutamente fermarsi al “locale”, ma doveva essere estesa, così com’è stata la sua azione nel mondo della musica, a livello internazionale.

Il materiale dell’Archivio è stato conservato egregiamente dal Signor Luciano Guzzon, che fin dai primi anni ’80 ha goduto della fiducia e della stima della nipote prediletta di Serafin, Donatella, che proprio per questo gli ha concesso la custodia del materiale. Al riguardo, è doveroso porgere un ringraziamento al Signor Guzzon, appassionato e affezionato conservatore della memoria di Serafin, che per onorare il maestro ha portato a Rottanova e a Cavarzere i più grandi nomi della lirica, da Renata Tebaldi a Leyla Genger, da Fedora Barbieri a Giuseppe di Stefano, Katia Ricciarelli, Ferruccio Tagliavini, Gino Bechi, Gianni Raimondi, Fiorenza Cossotto, Ivo Vinco.

A ricordo di quel 3 febbraio 1968, giorno in cui il Maestro Serafin si spense nella sua casa romana di Via Richelmy 8, alleghiamo questo straordinario articolo, scritto l’indomani, da una penna storica della critica musicale, Massimo Mila, e un necrologio che ne dà notizia e che mette in risalto ancora una volta l’affetto verso la sua amata nipote Donatella e anche verso la governante Rosina.

Nell’articolo di Mila si legge tra l’altro che “…erano prima di tutto ed essenzialmente uomini di teatro e al teatro avevano dato il meglio di se stessi”. Lo si può confermare dalle tuttora esistenti (anche se pochissime) fonti ancora viventi e da ciò che si legge nella rassegna stampa del tempo. Serafin era un uomo di teatro, al quale dedicò tutta la sua vita, anche gli ultimi anni trascorsi nella sua abitazione fuori dalle scene, come confermano alcuni scritti trovati di recente e conservati in Archivio.

In un altro passaggio, Mila scrive che uomini come Serafin erano “eccellenti direttori d’orchestra che potevano trasformarsi in sommi maestri di canto”. Quanta verità in queste parole. Sommo maestro di canto, Serafin ospitava nella sua casa – che fosse a New York o a Roma o a Milano – gli interpreti impegnati nelle varie produzioni, per perfezionare il ruolo che spesso era lui stesso a proporre loro, con fine intuito. A questo proposito tutti ricordano Maria Callas; ma ricordiamoci che Serafin, prima di conoscere il soprano greco, aveva già alle spalle 45 anni di brillante carriera, anni durante i quali è stato mentore, sostenitore, preparatore di altre grandi voci. Impossibile elencarle tutte, ma solo per citare alcuni esempi possiamo ricordare Rosa Ponselle, scoperta da Caruso ma preparata da Serafin, Antonietta Stella, Renata Tebaldi, Giuseppe Di Stefano, Joan Sutherland e, tra gli ultimi, Luciano Pavarotti.

In svariate forme il Maestro Serafin, accompagnò i cantanti fino al palcoscenico, a volte anche al debutto, proprio perché aveva in cuor suo non solo la passione, l’arte del dirigere, ma anche l’arte dell’insegnamento, la capacità di individuare il giusto percorso per realizzare un’opera. Al riguardo, illuminante è la lettura dello straordinario libro “Tullio Serafin il Patriarca del melodramma”, scritto da Teodoro Celli e Giuseppe Pugliese ed edito nel 1985 da Corbo e Fiore, un vero testamento musicale del maestro, nel quale è riportata una sua intervista del 1960.

Un direttore d’orchestra e un mago del canto” ribadisce Mila. E credo che questa espressione sia la perfetta sintesi di tutto ciò che oggi stiamo leggendo e studiando attraverso le partiture e gli spartiti conservati dall’Archivio, che spesso riportano più segni nella parte musicale del cantante che in quella strumentale: un interessante terreno di analisi per i musicologi.

Non tutta la sapienza musicale di Serafin se ne va con lui” conclude Massimo Mila, citando inoltre un grande altro volume scritto a quattro mani con Alceo Toni: “Stile, tradizioni e convenzioni del melodramma italiano”. Una chiusura saggia e nobile, un gesto di riconoscenza e devozione per un grande personaggio della musica, che risalta ancora di più nelle parole che precedono questa frase: “A differenza di quanto accade per altri esecutori…”. Da questo si evince che Serafin era “diverso” da molti altri direttori, e con la sua arte portò l’Italia nel mondo: un’eredità morale e musicale che non deve essere dispersa, ma tutelata, accresciuta e diffusa.

L’Archivio storico prosegue la sua “missione” con questo spirito nobile, collaborando con coloro che dimostreranno di comprendere e condividere quel “quid” speciale che Serafin possedeva. Quel suo modo vibrante e totale di vivere la musica, da “direttore d’orchestra” e “direttore di teatro”. Quel suo unire tutte le forze. Quel suo lavorare in sinergia, per il bene della musica.

Andrea Castello